lunedì 27 luglio 2009

Riflessioni su Berlino

I fiumi di parole arrivano poi.
Arrivano quando apri le dighe del cuore, o quando tutto ciò che hai vissuto trabocca fuori.
Non è necessario aver vissuto tanto: basta che ci sia una sola cosa importante, davvero importante. Se poi di cose ce n'è più di una, il fiume si ingrossa.
Berlino mi ha ispirato tanti riflessi e tante riflessioni. Dal punto di vista estetico, come ho cercato di riassumere con le scorse foto, sono stata colpita da tutte quelle superfici che rispecchiano qualcos'altro. Berlino è una città di superficie, questo l'avevo già intuito la prima volta che ci ero stata. Se le nostre città italiane ti fanno entrare in un groviglio di viscere, a Berlino cammini a metà strada tra terra e cielo. E proprio il cielo è il primo capolavoro che le varie superfici rispecchiano. Il cielo tedesco tanto mutevole da destare interesse. Le nuvole qui corrono, cambiano, di certo non sostano, o se lo fanno è come una tappa di un lungo viaggio: breve quanto basta per ripartire. Vedere il cielo rispecchiato in così tanti palazzi ricoperti di vetro mi ha affascinato.

Ma ad essere rispecchiati sono anche altri palazzi: vecchi e nuovi. E' come vedere una città che dialoga con se stessa e con i propri vuoti. E a Berlino, di vuoti, ce n'è ancora un bel po'. Parlavo di spazio, quando sono arrivata a Lipsia, perchè mi stupivo di trovarne tanto tra le case e nelle piazze. A Berlino ancor di più. A volte son vuoti che parlano di storia. Ti suggeriscono che lì c'era qualcosa e ti portano per mano sulle vie dell'immaginazione per figurarti nella mente una raffigurazione di, che so, un palazzo. Ma accanto all'immaginazione, ti fan percorrere una via ben più profonda che, questa volta sì, si infila nelle viscere. Giù, o meglio, indietro, nel tempo, a rivedere scene di storia che qui si è svolta. La gran parte di ciò che abbiamo vissuto in Europa, e non solo, nell'ultimo secolo, ha avuto il suo ombelico in questa città. E lo senti. Non è più un riflesso, non è superficie: è erleben, è fare esperienza, è percepire in modo quasi corporeo ciò che la città ha incarnato. I vuoti sono come tatuaggi della città.

Anche le gru, che riedificano o ristrutturano, parlano di questa storia, e sono parte integrante dello skyline berlinese. I vari cantieri dicono però anche dell'altro, e cioè, testimoniano la vitalità della città, la voglia di ricostruire. Il pensiero che mi è sorto è di grande energia, come quella di chi, ferito, si rialza. Berlino è a tutti gli effetti una città che vuole ancora vivere. Esplode letteralmente di voglia di vivere, nella forma di una tenacia caparbia, quasi ostinata, che forse spiega il simbolo dell'orso. E' una forma di gioia di vivere diversa dall'espansività italiana.
Non solo le gru parlano di vita, anche l'enorme quantità di gente, la presenza di tanti centri (o l'assenza di centro, che è il risvolto della medaglia), il respiro internazionale. Ecco, mi sembra proprio che Berlino sia una città "di respiro".
In questo è molto più umana di quanto non pensassi fino a poco tempo fa.
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Il discorso non è finito qui: il fiume è ancora grosso, di cose importanti da dire ce ne sarebbero. Giusto per fare un accenno, l'amicizia che ha accompagnato questo viaggio, senza la quale forse anche le percezioni che ho avuto sarebbero state diverse, magari più insipide. Perchè si sa, le relazioni sono come il sale, danno sapore.
Ma come recita il titolo del post, queste sono solo riflessioni.

domenica 19 luglio 2009

Riflessi di Berlino

Ho trascorso tre giorni meravigliosi a Berlino. Ecco qualche foto.

domenica 12 luglio 2009

Riassumendo

Eccomi di ritorno sul blog.
Dopo giorni e giorni, che mi han portato nei luoghi più diversi.

Un salto nella Bergamo bella, quella che ti accoglie con colline morbide e vicoli stretti.

Lipsia, diventata improvvisamente autunnale, dopo tante promesse di primavera.


Un fine settimana nelle fredde terre nordiche, sul mar Baltico, contemplando un mare per me insolito ed estremamente affascinante.


Le prove intense di Schneeberg con l'Orchestra dell'Università, arricchite da grill, falò e chiacchierate.


Lo studio per gli esami e la soddisfazione che ne è seguita.

I concerti, suonati ed ascoltati.


I tanti momenti insieme a persone che a poco a poco ora se ne ripartiranno, via, su altre strade, per altre migrazioni.
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