lunedì 29 marzo 2010

Tra parentesi

Alla partenza da Bergamo, la città salutava con una luce calda.

A chiudere questo viaggio, invece, l'immagine di una delle tante ruote panoramiche giapponesi, ferma nel sole del primo mattino. Chissà se non ci possa essere "un altro giro di giostra".

Tokyo: curiosità o stranezze

Un breve post fotografico sulle stranezze o curiosità varie incontrate qui e là per la grande Tokyo.

Una cena a base di ramen, spaghetti giapponesi in brodo, fumanti e deliziosi. Da mangiare con la testa nel piatto e con un forte risucchio!

Akihabara, il quartiere elettronico di Tokyo: una babele di luci.

Condomania, lascio a voi i commenti.

Pronti per mangiare il sushi: bacchette, piattino, salsa di soja, salviettine per le mani.

Non sento, non parlo, non vedo: le tre famose scimmiette, sul tetto di un tempio.

Tokyo by night


Il posto più magico di Tokyo, a detta di molti, è Tokyo Bay, la baia che si forma tra la città e un isolotto poco distante. Li collega il Rainbow Bridge, ponte prodigio d'ingegneria, che tanto ricorda le immagini di San Francisco. In lontananza poi si scorge la copia della Torre Eiffel (i giapponesi ci tengono a precisare che però la loro è più alta di qualche metro). Infine, sull'isola, sorge anche una statua della Libertà in dimensioni più ridotte.



Dopo questa descrizione, vien naturale domandarsi come possa un luogo così ricco di copie essere al contempo una delle maggiori attrattive della città. Il fatto è che, una volta lì, non ti senti più davanti a copie (ad eccezione della statua della libertà, che è davvero troppo!): è come se, nonostante l'originale sia altrove, la copia abbia trovato ugualmente una sua identità e dignità. C'è qualcosa di molto giapponese nelle linee che descrivono il ponte, come se fossero state fatte da ingegneri che conoscono l'arte del disegno tradizionale giapponese. Altrettanto tipica sembra essere l'acqua tranquilla su cui scivolano anatre e battelli colorati.

Ma ciò che più ha colpito me, sia nel 2007 che quest'anno, è l'atmosfera che a Tokyo Bay avvolge tutto. Dal movimento frenetico cittadino si è trasportati su un altro pianeta, fatto di calma, pace e silenzio. Sei a Tokyo, e al contempo vivi le caratteristiche opposte a Tokyo.

Tokyo Bay è come una preghiera che si leva dall'acqua. Quando si è lì, si rimane commossi.

giovedì 11 marzo 2010

Tokyo: Immagini Metropolitane

La metropolitana di Tokyo è un groviglio di linee colorate, come tanti bruchi che scavano i loro canali sotterranei (e questo mi fa pensare: a Tokyo si vive su tanti piani, dentro la terra, sulla sua superficie e sospesi a mezz'aria in un grattacielo). Esiste poi una linea, la mitica Yamanote, che descrive un anello intorno al centro cittadino: pur essendo anch'essa una metropolitana, corre in superficie.


I vagoni sono belli e puliti, immagine impensabile per chi conosce l'equivalente milanese. Sembra di essere più in una sala d'aspetto d'ospedale, che non nel luogo pubblico che di solito gli italiani associano all'idea di sporco, sudicio, e persino pericoloso per la propria incolumità.

Alle fermate capita di trovare barriere come queste: si è certi che le porte del vagone si apriranno proprio dove è segnato per terra e, ovviamente, dove le barriere hanno le loro aperture. Ma accanto alla comodità di un servizio così efficiente, si rimane un po' intristiti al pensiero che tali barriere nascono dalla necessità di arginare i frequenti suicidi di persone che si buttano sui binari. La percentuale di suicidi in Giappone è spaventosa!
Mi viene da pensare che forse tutte queste bellezze tecnologiche, questa attenzione ai servizi al cittadino, non basti a garantire una qualità della vita che si possa definire "felicità". Felicità sembra essere l'unico corto circuito che si fa fatica a riprodurre.

E così, le persone che, al termine della giornata lavorativa, si incontrano sulla metropolitana, mi han dato un'impressione di chiusura su di sè e di profonda tristezza: gli sguardi, quando i giapponesi non sono intenti nella lettura di libri o manga, sono letteralmente svuotati, e il sonno che li prende durante il ritorno a casa è quello di chi è esausto, le palpebre crollate di peso.