sabato 15 dicembre 2012

Heidelberg + neve = kitsch (= bellissima!)

Domenica scorsa è stata una fredda e buia giornata di neve. Tutto il giorno le temperature sotto zero. Tutto il giorno fiocchi di neve finissima. 
Così appariva la mia via di primo mattino 


Di pomeriggio mi sono avventurata fin su al castello, dove hanno allestito un piccolo mercatino di Natale (con artigianato vario, vin brulé, Feuerzangenbowle, crepes, carne a tutto spiano, e un meraviglioso stand dedicato al salmone, affumicato sul posto!)
Che dire, il castello durante la nevicata sembrava ancora più magico del solito.



E la città là sotto, che a volte ho osato chiamare kitsch, beh, con la neve e tutto il resto sembrava essere in una di quelle palle di vetro per i turisti. Eppure, mi son detta, non è bellissima?



domenica 9 dicembre 2012



Le giornate diventano gelide. Ieri mattina la poca neve rimasta sui tetti scintillava sotto un sole basso basso.






Ancora Christa Wolf - un discorso

Poco dopo l'anniversario della morte di Christa Wolf, avvenuta il 1° dicembre del 2011, mi ritrovo ancora e sempre in sua compagnia. Ha ancora tanto da dirmi.

Vi segnalo una scoperta recente: il blog www.germanistica.net
Vi si trovano articoli molto interessanti scritti da diversi germanisti italiani, giovani e meno giovani. Con mia sorpresa compaiono anche i nomi di alcuni docenti dell'Università di Bergamo.
Proprio in memoria di Christa Wolf, nell'anniversario della sua scomparsa il blog ha pubblicato un discorso tenuto dalla scrittrice all'Università di Torino in occasione della laurea in Lettere honoris causa che le è stata conferita dall'ateneo nel 1997. Qui trovate il testo:

http://www.germanistica.net/2012/12/01/christa-wolf-a-torino/#more-5120

Christa Wolf ripercorre qui la sua fascinazione per il mito, soprattutto nelle figure di Cassandra e Medea. Il mito che non è feticismo del passato, ma ricostruzione del presente.
Ciò che ha colpito me più di tutto è il "filo di Arianna" citato in conclusione, vale a dire, il filo vitale (femminile) che consente di uscire dalla tenebra del labirinto. E, infine, il "nucleo autentico di nostalgia". La Sehnsucht in tutti noi.

sabato 24 novembre 2012

Cassandra e i tempi di "parziale cecità"


È da quasi un anno che Christa Wolf, la scrittrice tedesca, è venuta a mancare.
Nel rileggere alcuni suoi libri trovo sempre di che meravigliarmi. Cassandra, per esempio: la rilettura di un mito, di più, la riscrittura di un mito. Scritto benissimo, in una lingua fatta propria. Il tema della capacità di vedere (Cassandra la veggente, la sacerdotessa di Apollo) che si mescola a molti altri fili (la condizione femminile nella storia europea, i regimi di potere, la falsificazione della storia, la relazione con il proprio orgoglio, tanto per citare alcuni di questi fili). Si intrecciano, come i vimini che compaiono qua e là nella narrazione. E sempre, Cassandra che tenta di disbrogliarne per lo meno uno - individuare un filo isolato dalla trama di menzogne cui è intrecciato, e dallo spazio vuoto creatosi, lasciar filtrare la luce di là fuori.

Ve ne lascio un frammento:


 "... bramai il sacerdozio. Non volevo il mondo così com'era, ma volevo servire devotamente gli dèi, che lo dominavano: era una contraddizione dentro il mio desiderio. Mi concessi tempo, prima di accorgermene, mi sono sempre concessa questi tempi di parziale cecità. Diventare tutt'a un tratto capace di vedere - questo mi avrebbe distrutta."

Da: Cassandra, di Christa Wolf.
Traduzione di Anita Raja

sabato 10 novembre 2012

Riflessioni su...



"... In che senso esiste realmente una scrittura «femminile»? Nel senso che le donne, per motivi storici e biologici, sperimentano una realtà diversa da quella degli uomini. Nel senso che sperimentano la realtà in modo diverso dagli uomini e a ciò danno espressione. Nel senso che le donne da secoli non fanno parte di chi domina, ma di chi è dominato, sono cioè oggetti di oggetti; oggetti di secondo grado, oggetti abbastanza spesso di uomini che sono a loro volta oggetti, e dunque, stando alla loro condizione sociale, appartenenti in ogni caso a una cultura di second'ordine. Nel senso che non cercano più di integrarsi nell'aberrazione dei sistemi dominanti, smettendo così di logorarsi. Nel senso che, scrivendo e vivendo, puntano all'autonomia. E poi incontrano uomini che puntano anch'essi all'autonomia. Le persone, gli stati e i sistemi autonomi possono aiutarsi reciprocamente; non devono combattersi come accade a chi per incertezza e immaturità interiore esige continuamente limiti e atteggiamenti intimidatori.
[...]
provo un vero orrore per quella critica del razionalismo che finisce in un irrazionalismo sfrenato. Non è solo un fatto tremendo, umiliante e scandaloso per le donne che nel corso dei millenni il contributo femminile ufficiale e diretto alla cultura in cui viviamo sia stato praticamente inesistente – esso costituisce propriamente il punto debole di questa cultura, a partire dal quale essa diventa autodistruttiva: vale a dire la sua incapacità di maturare. Ma non si acquista maturità se alla follia maschile si sostituisce la follia femminile, e se le conquiste del pensiero razionale, solo perché opera di uomini, vengono gettate a mare dalle donne in nome dell'idealizzazione di stadi pre-razionali dell'umanità. La stirpe, il clan, sangue e terra: non sono questi i valori ai quali possono collegarsi oggi l'uomo e la donna di oggi; proprio noi dovremmo sapere che queste formule possono fornire pretesti per terribili regressioni. Non c'è via che possa aggirare la formazione della personalità, i modelli razionali della soluzione dei conflitti, cioè anche il confronto e la collaborazione con coloro che la pensano diversamente e, ovviamente, con l'altro sesso. L'autonomia è un dovere per tutti, e le donne che si ritirano nella loro femminilità come in un valore, agiscono in sostanza così come si è fatto con loro: rispondono con una grande manovra diversiva alla sfida della realtà rivolta a tutta quanta la loro persona. ..."


Da “Premesse a Cassandra. Quattro lezioni su come nasce un racconto” (1983)
di Christa Wolf
Traduzione Anita Raja

giovedì 8 novembre 2012

Ponte del primo novembre


Approfittando del Ponte del primo novembre, mi sono fatta un giretto in Italia. Questa volta in treno.
Chi mi conosce, sa che preferisco viaggiare sulla terraferma piuttosto che in un sol balzo volare al di là delle Alpi. Nella foto: La stazione di Basilea nelle ultime luci del giorno. Per altro, alla stazione di Basilea si trovano leccornie come questi Macarons al caffè!


Le giornate in Italia sono state brevi e piovigginose. Ma poco importa, se si vuol passare del tempo con chi si ama. Solo un giorno è stato inaspettatamente sereno, e ovviamente si è approfittato per fare due passi, anche se a bassa quota.



Ed è già tempo di ripartire. Di nuovo rotaie, di nuovo acqua sui vetri e paesaggi che scorrono - no, siamo noi a scorrere via.


Mi viene in mente quel passaggio in Orlando, Virginia Woolf: Orlando, donna, che viaggia in automobile e sperimenta una nuova frammentarietà nelle percezioni. Non solo quel che riesce a vedere mentre guida sono solo pezzetti di paesaggio, l'inizio di un'insegna, due persone che si sono appena incontrate; ad essere spezzettata è anche la sua persona. Che Orlando non sia Uno, che ci siano degli Io diversi a costituirlo/la, è cosa subodorata già da un pezzo, nel romanzo. Ma è nell'automobile che i diversi Io danno il meglio di sé, sovrapponendosi, incalzandosi l'un l'altro in un monologo interiore, o flusso di coscienza che sia (ai letterati la definizione più appropriata).

domenica 4 novembre 2012

I primi freddi e una festa di compleanno

28.10.2012


Il 28 ottobre compie gli anni una mia coinquilina, E. Lei è stata una di quelle persone che mi hanno accolto fin da subito, una di quelle che mi hanno fatto sentire a casa mia. Inutile dire che le voglio bene.

Per il suo compleanno - giornata freddissima - ha dato sfogo a tutta la sua creatività: ne son nate ben 10 torte (le abbiamo dovute contare, tanta era la varietà!), l'una diversa dall'altra, alcune inventate di sana pianta il giorno prima. Eccone alcuni esempi:


L'ambiente era quello familiare della casa dei suoi genitori, nello Pfalz. Ci vogliono più di tre ore in treno per arrivarci, ma merita. Il treno, allontanatosi dal piattume attorno a Mannheim, va verso Kaiserslautern, e da lì più a nord. Il paesaggio diventa sempre più collinare, le colline sempre più ravvicinate. I boschi rasentano le rotaie con le loro tinte vivaci, è pieno autunno! 
Mi colpisce l'accoglienza cordiale e calorosa, la tavola apparecchiata con cura con il servizio da tè per i giorni di festa, e i fiori di campo freschi,  che immagino vengano dai loro, di campi. Come il succo di mela, fatto in giornata, che il babbo di E. ci offre - sono le sue mele.






Che dire: l'ospitalità germanica decantata già in Tacito rimane un valore anche per i tedeschi di oggi. Il cibo, la presentazione della tavola, il clima cordiale e di festa... Per un attimo ci si dimentica che là fuori fa così tanto freddo.

martedì 23 ottobre 2012

Textverstehen - capire un testo


La scorsa settimana sono ricominciati i corsi in università. Questo semestre per me è all'insegna della psicolinguistica. Per intenderci, la psicolinguistica si occupa di esaminare come il linguaggio venga compreso, appreso ed elaborato nel nostro cervello. In particolare ci si chiede se l'apprendimento del linguaggio sia dovuto a meccanismi innati nel nostro cervello, una sorta di attrezzatura grammaticale-linguistica con cui nasciamo, oppure se non ci sia alcun programma predefinito in noi che serva solo per il linguaggio e piuttosto si impari una lingua grazie a competenze cognitive generali, grazie a input e processi sia imitativi che analitici. E ci si chiede cosa cambi nel momento in cui si apprenda una lingua in età avanzata: che cosa è diverso, che influenza ha la lingua prima, quali altre variabili entrano in gioco. Questi sono solo alcuni degli aspetti di cui si interessa la psicolinguistica.
In questo Wintersemester ho un corso che si intitola Textverstehen, letteralmente, "capire un testo". Come funziona il nostro cervello, dal punto di vista linguistico, quando legge. Che meccanismi vengono attivati per riconoscere le parole, per comprenderle, e poi per capire un testo.
Non so voi, ma a me tutto questo sembra davvero davvero interessante!

domenica 14 ottobre 2012

Stairway to heaven sul Königsstuhl

Oggi il tempo non prometteva nulla di buono. Ma che volete farci, domani ricominciano le lezioni e la voglia di fare un giretto era troppa. Così mi sono avviata su per il Königsstuhl (letteralmente: "il seggio del re"), la collina sulle cui pendici è appollaiato il castello di Heidelberg. Finora ho sempre preferito il dirimpettaio Heiligenberg (letteralmente: "montagna dei santi"; per intenderci, è la collina del Philosophenweg): esposto a sud, boschi più alti e con meno boscaglia. Ma lo spirito d'avventuriera (si fa per dire) oggi ha avuto la meglio.
Per prima cosa, si sale al castello.


E qui si fa una sosta, visto che le scalette si fanno sentire! Ma anche per ammirare il castello visto da dietro. Sullo sfondo, la collina dello Heiligenberg.


Mi stupisco sempre quando passo dalle parti del castello. Poco tempo fa ho avuto l'occasione di fare una visita guidata dentro, nei pochi ambienti rimasti chiusi. La guida, un signore sulla sessantina che aveva tutta l'aria di essere nato per srotolare storie antiche a orecchie curiose, spiegava con passione le alterne vicende dell'edificio e dei principi che vi hanno abitato. Nato per essere un forte, come si intuisce dalle mura spesse nella parte bassa, a poco a poco è stato modificato con l'evolversi del gusto e della minore necessità di difesa. Da forte militare a palazzo di piacere. I bombardamenti dei francesi poi ne hanno distrutto molte parti. E le rovine, ormai abbandonate, sono state usate per anni come cava: molti Heidelberghensi hanno portato via le belle pietre rosse per rifarsi la facciata di casa. Poi, diceva la guida quel giorno, ci si è messi a ristrutturarlo, nel XIX° secolo circa. E da allora il castello ha quest'aspetto: una mescolanza di stili, il rifinito accanto al de-cadente. Il tutto avvolto da piante bellissime e da un'atmosfera senza tempo (non fosse per le giacche a vento colorate dei turisti).



Lasciato il castello, mi incammino su per la collina. Cerco il percorso che assomigli di più a quello che ho segnato sulla cartina, cosa non banale, visto che qui è tutto un'incrociarsi di sentieri e sentierini. Tutti ben tenuti, tra l'altro. E tutti cosparsi di ricci e di castagne e qua e là compaiono i funghi.


Ma la mia cartina mente, o i sentieri si sono alleati contro di me. Riposta l'idea di andar per dolci e tranquilli sentieri, mi incammino su per la Himmelsleiter (letteralmente "scala a pioli del cielo" - stairway to heaven!), la via che incrocia tutti i sentieri e che nel modo più diretto mi porterà in cima. Sempre se non finisco prima il fiato!



Dopo gli innumerevoli scalini, tutti ovviamente in perfetta sequenza irregolare, preferibilmente alti e stretti, si arriva in cima! (Non ci speravo più). Ma, come dicevo all'inizio, la giornata non prometteva bene, e già a metà scala il cielo ha deciso di lasciarsi andare con un po' d'acqua. Merita però. Ci tornerò in un giorno di sole.



lunedì 8 ottobre 2012

I primi rossi

Probabilmente le passeggiate inizieranno a farsi più rare. Stamattina un freddo!
Ma ieri, ieri era ancora bello, con una luce già bassa e tagliente. Che dite, sta arrivando l'autunno?



Le pozzanghere al Thingstätte. Ovvero come reinterpretare un'architettura nazista rendendola vivibile oggi, senza dover incontrarne sempre i fantasmi. Chi vuol fare Hoppipolla con me? :-)

mercoledì 3 ottobre 2012

Heidelberger Herbst

Heidelberger Herbst è una delle più grandi manifestazioni della città di Heidelberg. Quest'anno si è tenuta sabato, il 29 settembre. Simbolicamente, ci si riversa tutti nella Altstadt, occupando vie e piazze, quasi come se si volesse salutare, insieme all'autunno che incomincia (Herbst), anche l'estate che se ne va.


C'è il Flohmarkt, o mercatino delle pulci, una parte persino nella mia via (dalle 7 del mattino!!!), dove chiunque, anche i bambini, posso vendere le proprie cose vecchie, di valore o no.
Ci sono tante bancarelle di artigianato locale: stoffe, vasellame, oggetti etnici. Anche i negozi della Altstadt spesso ne approfittano, espandendosi con una bancarella sulla Hauptstraße: a volte anche solo per offrire un bicchiere di birra o una fetta di torta.





Ah, il cibo, anche di quello ce n'è a volontà. Il filo conduttore dell'autunno che inizia è sicuramente la Zwiebelkuchen (torta di cipolle) con il vino nuovo, quello fatto con le uve appena raccolte e molto torbido.
Ma ovviamente non mancano le più tradizionali Wurst, anche in formato da 1/2 metro, e fiumi di birra e cocktails.

Zwiebelkuchen - torta di cipolle
Cuori di pan-di-zenzero e mandorle caramellate

1/2 metro di Wurst!

Infine la musica: nelle principali piazze o slarghi hanno allestito palchi grandi e piccoli per musica di ogni tipo. Passeggiando per la città si passa dalla radio SWR3, con un palco enorme e le Hit del momento, al trio Jazz, al gruppo metal, il rock indie, la band di sessantenni bravissimi che fanno Jethro Tull, una stazione tutta dedicata a elettronica e disco-dance, un po' di Hip-hop...sono rimasta sbalordita!

La gelateria italiana s'è presa un dj

Musica elettronica in Friedrich-Ebert-Platz
La sera, le strade si sono riempite ancora di più...