mercoledì 19 maggio 2010

giovedì 6 maggio 2010

mercoledì 28 aprile 2010

E queste finestre in piazza vecchia...?



Mi ricordano di una persona, titubante e in difficoltà, che non sa affacciarsi sulla vita. O che forse non sa affacciarsi su se stessa. Aveva una finestra, questa persona, per guardare dentro e fuori, e l'ha chiusa, anzi, murata. Ne ha dipinta una di facciata, carina ma finta, giusto per salvare le apparenze e non dare a vedere che sotto sotto c'era la paura o l'incapacità di una vera finestra. E la finestra vera alla fine è arrivata, ma ancora ci manca il vetro: per avere un minimo di riparo, per evitare che il fuori irrompa o che il dentro erompa, ecco un vetro, finto anche quello.

O forse, invece che lasciarsi suggestionare, meglio farci su una risata.

venerdì 23 aprile 2010

Luci ed ombre


Palazzo Terzi in città alta - Bergamo

venerdì 2 aprile 2010

Temporale

Torniamo a scenari più orobici.

Il temporale...

...e la limpida calma che ne segue.

lunedì 29 marzo 2010

Tra parentesi

Alla partenza da Bergamo, la città salutava con una luce calda.

A chiudere questo viaggio, invece, l'immagine di una delle tante ruote panoramiche giapponesi, ferma nel sole del primo mattino. Chissà se non ci possa essere "un altro giro di giostra".

Tokyo: curiosità o stranezze

Un breve post fotografico sulle stranezze o curiosità varie incontrate qui e là per la grande Tokyo.

Una cena a base di ramen, spaghetti giapponesi in brodo, fumanti e deliziosi. Da mangiare con la testa nel piatto e con un forte risucchio!

Akihabara, il quartiere elettronico di Tokyo: una babele di luci.

Condomania, lascio a voi i commenti.

Pronti per mangiare il sushi: bacchette, piattino, salsa di soja, salviettine per le mani.

Non sento, non parlo, non vedo: le tre famose scimmiette, sul tetto di un tempio.

Tokyo by night


Il posto più magico di Tokyo, a detta di molti, è Tokyo Bay, la baia che si forma tra la città e un isolotto poco distante. Li collega il Rainbow Bridge, ponte prodigio d'ingegneria, che tanto ricorda le immagini di San Francisco. In lontananza poi si scorge la copia della Torre Eiffel (i giapponesi ci tengono a precisare che però la loro è più alta di qualche metro). Infine, sull'isola, sorge anche una statua della Libertà in dimensioni più ridotte.



Dopo questa descrizione, vien naturale domandarsi come possa un luogo così ricco di copie essere al contempo una delle maggiori attrattive della città. Il fatto è che, una volta lì, non ti senti più davanti a copie (ad eccezione della statua della libertà, che è davvero troppo!): è come se, nonostante l'originale sia altrove, la copia abbia trovato ugualmente una sua identità e dignità. C'è qualcosa di molto giapponese nelle linee che descrivono il ponte, come se fossero state fatte da ingegneri che conoscono l'arte del disegno tradizionale giapponese. Altrettanto tipica sembra essere l'acqua tranquilla su cui scivolano anatre e battelli colorati.

Ma ciò che più ha colpito me, sia nel 2007 che quest'anno, è l'atmosfera che a Tokyo Bay avvolge tutto. Dal movimento frenetico cittadino si è trasportati su un altro pianeta, fatto di calma, pace e silenzio. Sei a Tokyo, e al contempo vivi le caratteristiche opposte a Tokyo.

Tokyo Bay è come una preghiera che si leva dall'acqua. Quando si è lì, si rimane commossi.

giovedì 11 marzo 2010

Tokyo: Immagini Metropolitane

La metropolitana di Tokyo è un groviglio di linee colorate, come tanti bruchi che scavano i loro canali sotterranei (e questo mi fa pensare: a Tokyo si vive su tanti piani, dentro la terra, sulla sua superficie e sospesi a mezz'aria in un grattacielo). Esiste poi una linea, la mitica Yamanote, che descrive un anello intorno al centro cittadino: pur essendo anch'essa una metropolitana, corre in superficie.


I vagoni sono belli e puliti, immagine impensabile per chi conosce l'equivalente milanese. Sembra di essere più in una sala d'aspetto d'ospedale, che non nel luogo pubblico che di solito gli italiani associano all'idea di sporco, sudicio, e persino pericoloso per la propria incolumità.

Alle fermate capita di trovare barriere come queste: si è certi che le porte del vagone si apriranno proprio dove è segnato per terra e, ovviamente, dove le barriere hanno le loro aperture. Ma accanto alla comodità di un servizio così efficiente, si rimane un po' intristiti al pensiero che tali barriere nascono dalla necessità di arginare i frequenti suicidi di persone che si buttano sui binari. La percentuale di suicidi in Giappone è spaventosa!
Mi viene da pensare che forse tutte queste bellezze tecnologiche, questa attenzione ai servizi al cittadino, non basti a garantire una qualità della vita che si possa definire "felicità". Felicità sembra essere l'unico corto circuito che si fa fatica a riprodurre.

E così, le persone che, al termine della giornata lavorativa, si incontrano sulla metropolitana, mi han dato un'impressione di chiusura su di sè e di profonda tristezza: gli sguardi, quando i giapponesi non sono intenti nella lettura di libri o manga, sono letteralmente svuotati, e il sonno che li prende durante il ritorno a casa è quello di chi è esausto, le palpebre crollate di peso.



sabato 27 febbraio 2010

Tokyo: Meji-jingu



Nel centro di Tokyo ci sono diversi parchi. Uno di questi è un vero e proprio bosco: dalle strade trafficate della metropoli non ti immagineresti che un tal posto possa esistere, per giunta in centro città. E invece, non appena l'asfalto lascia il posto agli alberi, sembra di essere in un qualche posto magico. Come i bambini delle Cronache di Narnia, si resta sorpresi che un semplice armadio sia la porta di un mondo altro, invisibile dal di fuori.
Dentro a questo parco c'è un tempio, il Meji-jingu: non è tra i più belli del Giappone, è relativamente recente e per giunta ricostruito anch'esso. E tuttavia è bello trovarci incastonata qualche gemma di antico Giappone, dove i tetti, il sakè, le lanterne dialogano con le fitte chiome degli alberi.




Le botti di sakè.

venerdì 26 febbraio 2010

Tokyo: i grattacieli

Panorama di Ikebukuro: abbracciando la città con lo sguardo.


Ikebukuro - Metropolitan


Ginza: grattacieli deformanti.




Shinjuku, una sorta di Manhattan dentro Tokyo.


Tokyo

Mi trovo in dificoltà a parlare di Tokyo, l'ultimo importante capitolo della tournée giapponese. Forse è per questo che ho atteso tanto a iniziare questo post.
La difficoltà sorge da come io ho percepito e vissuto questa città, ovvero, come un grande agglomerato di elementi diversi, un granito che cementifica pietruzze diseguali, un animale di quelli fantastici che si trovavano solo nei bestiari medievali...
Una mia cara amica e compagna di viaggio, al suo quarto arrivo in Giappone, mi ha detto entusiasta che lei a Tokyo, in particolare a Ikebukuro, si sente a casa. Ikebukuro è un quartiere centro-nord di Tokyo, dove c'era il nostro hotel. E in effetti a poco a poco anche io ho iniziato a sentirmi a mio agio, anche se non propriamente a casa.
Credevo che le città troppo grandi non mi piacessero perchè ti spersonalizzano: qualche volta invece penso che proprio la nota eclettica di queste metropoli (penso a Tokyo certo, ma anche a Berlino) fa sì che lì ci sia sempre un posto anche per te, chiunque tu sia.
Non so riassumere Tokyo nello spazio di un post, credo che la cosa migliore sia di pubblicare qualche foto rappresentativa, alla spicciolata.

Nagoya


A Nagoya siamo rimasti quattro giorni.
Quando si hanno i tempi ristretti dal lavoro in orchestra, non si riesce a capire molto dell'anima di una città. Però, avere un intero giorno libero ci ha concesso di fare un po' i turisti.
Nagoya ha un castello molto bello, nel tipico stile dei castelli giapponesi. Ad Osaka ce n'è uno simile. Ma la particolarità di quello di Nagoya sta nei due delfini dorati sul suo tetto: delfini che hanno una lunga storia, creati da quello, poi tirati giù, rifatti dall'altro, donati da tizio...insomma, molte vicissitudini hanno costellato la vita di questi due poveri animali dorati, che curiosamente sono maschio e femmina.

I castelli giapponesi sono purtroppo tutti ricostruiti (quello di Osaka, dichiaratamente in cemento armato): alcuni hanno subito i bombardamenti della seconda guerra mondiale, ma anche prima, molti erano stati danneggiati o distrutti dagli incendi, che, come nel caso dei templi, spesso impediscono alle costruzioni di legno di conservarsi intatte nei secoli.

Nagoya ha fatto una buona impressione a molti di noi. Sembra Milano per il fatto di essere una città medio-grande, dedita agli affari e ricca di negozi, ma al contempo è più vivibile e più a misura d'uomo. Ad esempio, la via principale, che percorre da nord a sud tutto il centro, è sì una grande arteria per il traffico cittadino, ma nel mezzo, a mo' di spartitraffico, c'è come un ampio viale alberato, un parco messo per lungo, che rende la passeggiata accogliente e vivibile.

Come al solito, mi son divertita a fotografare qualche riflesso qua e là.

giovedì 11 febbraio 2010

Hiroshima



6 agosto 1945: viene sganciata la bomba atomica su Hiroshima. La città ne risulta completamente distrutta. Resta poco di quelle case e di quegli uomini. Molti muoiono sul colpo, tanti vengono a mancare nei mesi successivi. Per non parlare delle sofferenze che hanno afflitto i pochi rimasti (l'ultimo sopravvissuto è morto il mese scorso). Tumori, deformazioni... Una vita da ricominciare quando la tua città è stata rasa al suolo, letteralmente tabula rasa.
Che volto ha il male? Questa la domanda che mi è sorta dentro, quando avevo davanti agli occhi l'A-Dome, il famoso edificio con la cupola che rimase in piedi dopo lo scoppio della bomba, uno dei pochi, e per questo rimasto a simboleggiare questa Storia. Si dice che la bomba fosse esplosa poco al di sopra della cupola e che proprio per questo l'edificio fu uno dei meno colpiti dallo scoppio. L'area in cui si trova è stata ribattezzata "Parco della pace": curioso, proprio qui dove la guerra è degenerata in follia, assumendo uno dei volti del male, chi sopravvive ricorda la pace. O la chiama, invocandola a gran voce.
Non so ben dire quali pensieri mi siano sorti davanti a quell'edificio, scheletro di uomini svuotati. Posso dire che eravamo lì, dopo una bella recita di Elisir d'amore. Era tardi nella notte, c'era un freddo che acuiva il tremore della paura. Ma più freddo era il pensiero di ciò che è stato. Dopo aver visto Berlino, camminando sulle tracce di questo grande passato recente che è la Seconda Guerra Mondiale, Hiroshima era per me come il proseguimento di un pellegrinaggio laico sulle orme della Storia. Alla ricerca di cosa? Alla ricerca dell'Uomo. A partire da quello che rimane. Ma cosa rimane?
Davanti al relitto di tutta un'epoca, ci siamo tenuti per mano, con delle lacrime spontanee, e ne è nato un canto, così, spontaneo anche lui. Il nostro Verdi a Hiroshima.

mercoledì 27 gennaio 2010

Kyoto: la città dei templi



Il primo giorno libero dal lavoro in orchestra abbiamo deciso di visitare Kyoto, che da Osaka dista circa quaranta minuti in treno.
La città, famosa per il protocollo che stabilisce le quote di CO2 che ogni paese può emettere (eccetera), ha effettivamente un lato "green": paragonandola con le altre metropoli giapponesi che ho potuto visitare, era senza dubbio quella che integrava maggiormente il verde nel tessuto urbano.
Ma la peculiarità che la rende famosa è un'altra: qui si trovano i templi scintoisti (e alcuni buddisti) più belli del Giappone!




Parlare di Kyoto non è cosa facile, ciò che mi è successo una volta lì è definibile più dalle foto che ho scattato che da una qualsiasi riflessione che tenti di spiegarle. Dirò solo che il fascino dell'antico Giappone mi ha conquistato in particolare nei suoi tetti. Tetti così da noi non esistono. Disegnano delle linee con grazia, ora dondolando, ora creando prospettive che sembrano spigolose l'una con l'altra, ma ogni tetto tende alla curva e dunque al movimento. Come se, proprio dove la casa, o il tempio, perde contatto con la terra per rivolgersi al cielo, con un gesto dolcissimo prendesse il volo.







Di Kyoto mi hanno affascinato anche gli alberi. Già scrivevo di alberi quando ero a Lipsia, ma qua c'è una grande differenza. Gli alberi in Giappone hanno un nonsochè di curato, come se fossero bonsai giganteschi, e hanno una forma completamente diversa. L'albero europeo tende per definizione verso l'alto. Certo, talvolta si espande anche in orizzontale, ma sempre cede alla tentazione di volgere i suoi rami all'insù. Gli alberi Giapponesi molto spesso sembrano svilupparsi in orizzontale: composti da "terrazze" su livelli diversi, anche loro salgono in alto, ma hanno in sè la calma di arrivarci per stadi, e la pazienza di fermarsi ad ogni gradino.



La stessa pazienza che hanno i pellegrini.


Essendo ricca di templi, Kyoto è meta di pellegrinaggi tutto l'anno, ma in particolare all'inizio di gennaio, dato che il Capodanno è la festa più importante nello scintoismo. Fare visita ad un tempio e pregare per l'anno nuovo sono i motivi che spingono tantissimi giapponesi - e tantissime donne in kimono, l'abito da cerimonia per definizione - ad affollare i luoghi di culto durante tutto il primo mese dell'anno.