giovedì 11 marzo 2010

Tokyo: Immagini Metropolitane

La metropolitana di Tokyo è un groviglio di linee colorate, come tanti bruchi che scavano i loro canali sotterranei (e questo mi fa pensare: a Tokyo si vive su tanti piani, dentro la terra, sulla sua superficie e sospesi a mezz'aria in un grattacielo). Esiste poi una linea, la mitica Yamanote, che descrive un anello intorno al centro cittadino: pur essendo anch'essa una metropolitana, corre in superficie.


I vagoni sono belli e puliti, immagine impensabile per chi conosce l'equivalente milanese. Sembra di essere più in una sala d'aspetto d'ospedale, che non nel luogo pubblico che di solito gli italiani associano all'idea di sporco, sudicio, e persino pericoloso per la propria incolumità.

Alle fermate capita di trovare barriere come queste: si è certi che le porte del vagone si apriranno proprio dove è segnato per terra e, ovviamente, dove le barriere hanno le loro aperture. Ma accanto alla comodità di un servizio così efficiente, si rimane un po' intristiti al pensiero che tali barriere nascono dalla necessità di arginare i frequenti suicidi di persone che si buttano sui binari. La percentuale di suicidi in Giappone è spaventosa!
Mi viene da pensare che forse tutte queste bellezze tecnologiche, questa attenzione ai servizi al cittadino, non basti a garantire una qualità della vita che si possa definire "felicità". Felicità sembra essere l'unico corto circuito che si fa fatica a riprodurre.

E così, le persone che, al termine della giornata lavorativa, si incontrano sulla metropolitana, mi han dato un'impressione di chiusura su di sè e di profonda tristezza: gli sguardi, quando i giapponesi non sono intenti nella lettura di libri o manga, sono letteralmente svuotati, e il sonno che li prende durante il ritorno a casa è quello di chi è esausto, le palpebre crollate di peso.



1 commento:

  1. Le barriere alla stazione della metro è la prima volta che le vedo! Forse non è solo per i suicidi: magari le hanno messe anche per evitare che qualcuno nella calca venga spinto giù, o cada. Mi sembrano una cosa valida, non un minus, a parte la drammaticità del motivo per cui sarebbero state messe, dei frequenti suicidi.
    L'ultima foto si può ingrandire cliccandoci sopra, a differenza delle altre, e si vede che lo sguardo dell'uomo non è rivolto verso chi scattava la foto.

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