venerdì 26 febbraio 2010

Nagoya


A Nagoya siamo rimasti quattro giorni.
Quando si hanno i tempi ristretti dal lavoro in orchestra, non si riesce a capire molto dell'anima di una città. Però, avere un intero giorno libero ci ha concesso di fare un po' i turisti.
Nagoya ha un castello molto bello, nel tipico stile dei castelli giapponesi. Ad Osaka ce n'è uno simile. Ma la particolarità di quello di Nagoya sta nei due delfini dorati sul suo tetto: delfini che hanno una lunga storia, creati da quello, poi tirati giù, rifatti dall'altro, donati da tizio...insomma, molte vicissitudini hanno costellato la vita di questi due poveri animali dorati, che curiosamente sono maschio e femmina.

I castelli giapponesi sono purtroppo tutti ricostruiti (quello di Osaka, dichiaratamente in cemento armato): alcuni hanno subito i bombardamenti della seconda guerra mondiale, ma anche prima, molti erano stati danneggiati o distrutti dagli incendi, che, come nel caso dei templi, spesso impediscono alle costruzioni di legno di conservarsi intatte nei secoli.

Nagoya ha fatto una buona impressione a molti di noi. Sembra Milano per il fatto di essere una città medio-grande, dedita agli affari e ricca di negozi, ma al contempo è più vivibile e più a misura d'uomo. Ad esempio, la via principale, che percorre da nord a sud tutto il centro, è sì una grande arteria per il traffico cittadino, ma nel mezzo, a mo' di spartitraffico, c'è come un ampio viale alberato, un parco messo per lungo, che rende la passeggiata accogliente e vivibile.

Come al solito, mi son divertita a fotografare qualche riflesso qua e là.

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